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domenica 24 gennaio 2010
Ong Bak II - La Nascita del Dragone (2010)
Siamo nella thailandia del secolo XV. Un colpo di stato uccide il comandante Lord Sihadecho(Santisuk Promsiri) e la consorte, mentre il giovane figlio Tien (Tony Jaa) riesce a fuggire. Tien poco dopo sta per seguire la stessa sorte dei genitori quando viene liberato da guerriglieri decisi a ripristinare una parvenza di governo. Il capo di questi, vedendo le potenzialità insite nel piccolo, diventa il suo maestro di vita e di arti marziali, dandogli solide basi su cui fondare la propria vendetta, un piatto che va servito decisamente freddo...
Questa volta è lo stesso Jaa a dirigere il film, forte del successo (non certo dovuto alla profondità del copione)del primo episodio, di cui sembra essere una sorta di prequel. Cambia la storia, ma il succo è lo stesso: a volte ci vuole la forza per risolvere l'altrui ingiustizia. Belle le ambientazioni e spettacolari ovviamente i combattimenti, la trama si presenta leggermente più articolata anche se non sempre logica. E' da apprezzare, infine, questo esempio di cinema orientale, ma limitarsi a guardare il film e non mettere in pratica i "dettami" del regista-protagonista!
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State of Play (2009)
Due uomini molto diversi tra di loro, il trasandato giornalista del Washington Globe Cal McAffrey (Russel Crowe) e il politico con un passato di eroe nella Gerra del Golfo Steven Collins (Ben Affleck), sono uniti da una vecchia amicizia e da un comune interesse professionale: la PointCorp, multinazionale che affitta al governo americano i mercenari da usare in Iraq. Collins dirige un'inchiesta governativa sugli affari sporchi del colosso; McAffrey indaga per il suo giornale su alcune misteriose morti avvenute nella capitale, finendo nel giro di giorni a combattere nemici molto potenti col solo aiuto dell'affascinante Delia (Rachel McAdams), blogger di redazione.
State of Play è stato adattato da un'ottima miniserie inglese (che speriamo il tam tam diffonda ora in Italia) e sfrutta bene il materiale di partenza, fornendo due ore di intrattenimento serrato e intelligente: due attributi che la media dei thriller hollywoodiani non riescono proprio a far combaciare. Merito di una sceneggiatura che fonde i molti snodi della storia in modo funzionale, riflettendo in modo non scontato sulla necessità per le generazioni di giornalisti di aiutarsi tramandare la loro missione civile, sempre più disprezzata; e di tre attori che ormai davamo per "bolliti" dopo una marea di scadenti blockbuster: Crowe ottimo nonostante l'arrivo all'ultimo minuto, McAdams una giornalista seria (altro che Lois Lane) e Affleck sorprendente.
Finalmente si può dire che la mania americana di rubare/adattare ha dato buoni frutti.
(Blasco)
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