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lunedì 8 febbraio 2010

Miriam Si Sveglia a Mezzanotte (1983)


In anni di vampiri emo e floscissimi, chiunque voglia una botta di (non)vita farebbe bene ad andarsi a recuperare "The Hunger"(versione originale del neppure disprezzabile "Miriam.."), datato 1983. Perchè il succhiasangue, si sa, riflette come uno specchio deformato l'epoca nella quale si muove; e allora ammirate questa coppia di vampiri interpretata in gran tiro da Catherine Deneuve e David Bowie, due yuppie belli, amorali e vacui come il decennio che cavalcano in completo nero e occhiali da sole.
A dire il vero l'unica Notturna di serie A è la donna, Miriam Blaylock appunto, che dai vari flashback apprendiamo aver perlomeno 4000 anni; il maschio, John, è un umano reso "temporaneamente" immortale dal sangue della compagna, per poterla accompagnare in qualche secolo di carneficine, ed è destinato dunque ad un agghiacciante invecchiamento precoce una volta esaurito l'effetto del plasma. Dopo che (in una scena memorabile per pathos trattenuto) l'effetto collaterale ha avuto luogo, Miriam individua nella giovane ricercatrice genetica (Sarandon) che ha provato a curare John la nuova partner con la quale giocare per i prossimi 500 anni e la inizia al suo sangue: ma la mortale saprà resistere alla tentazione di un'apparente vita eterna o sarà corrotta dal potere di Blaylock come è stato per John?
"The Hunger" è il debutto alla regia di Tony Scott, fratello di quell'altro Scott ancora più famoso. E' un film non per tutti, prodotto di quei tardi Settanta-primi Ottanta nei quali si sfornavano pellicole con poca storia e tanta atmosfera, complice il travaso ad Hollywood di giovani registi svezzati a pane e pubblicità patinate: si pensi ad Alan Parker, Adrian Lyne e i suddetti Scott Brothers. Ciò infatti che più frustra il generico appassionato di horror è l'accoppiamento di uno stile visivo folgorante come quello di Scott con una trama nebulosa e personaggi per i quali è difficile provare un sussulto di simpatia, rendendo la visione un'esperienza discontinua: dopo un avvio folgorante, nella quale i Blaylock cacciano prede umane in una discoteca di Manhattan dove suonano dal vivo i Bauhaus ("Bela Lugosi's Dead", of course!), e il decadimento accellerato di Bowie, si passa ad un'ora e più di corteggiamento tra le due protagoniste, molto languido e ironico ma per nulla dinamico; i personaggi sembrano muoversi sulle loro traiettorie prestabilite senza particolari scossoni e soltanto il finale memorabilmente inquetante risolleva l'insieme.
Eccovi perciò un consiglio: guardatevelo a mezzanotte, appunto, con la mente stordita da un incenso potente, un disco dei Siouxsie and the Banshees di sottofondo e la ragazza dark sottobraccio; possibilmente dopo "Blade Runner": ritroverete il familiare melange scenografico tra maniero gotico inglese e cityscape futurista newyorchese, sempre tinteggiato di arancio o blu e squisitamente decadente (Tonino sapeva rubare dai più grandi; dal fratello, appunto). Poi, per chiarire tutti i misteri della storia, leggetevi l'omonimo romanzo di Whitley Strieber.
Un fantasy adulto, cinico e ironicamente macabro, come non ne vedrete in giro al giorno d'oggi (eccetto che per "Lasciami entrare").